Tutti chiamati alla santità

Nella cornice luminosa della Solennità di Tutti i Santi, la Chiesa diocesana ha celebrato con gioia e raccoglimento il mistero della vocazione universale alla santità, cuore pulsante del Vangelo e sorgente di ogni autentico cammino di fede. Durante la celebrazione, presieduta dall’Arcivescovo Claudio Maniago, è stato conferito anche il ministero del lettorato a Giuseppe Carioti, segno eloquente di una Chiesa che continua a generare e formare servitori della Parola.

«Oggi – ha ricordato Mons. Maniago – siamo richiamati a riscoprire la nostra vocazione più profonda: quella alla santità. Tutti siamo chiamati, voluti e desiderati dal Signore».

Non si tratta di un privilegio per pochi o di un ideale irraggiungibile, ma della chiamata che nasce dal Battesimo e fa di ogni credente un figlio di Dio. La santità, ha proseguito l’Arcivescovo, «non è fare miracoli o diventare superuomini, ma seguire il Signore, fidarsi di Lui nella vita di ogni giorno».

Con uno sguardo lucido sulla realtà contemporanea, segnata da guerre e violenze, Maniago ha rilanciato un messaggio di speranza: «È possibile un mondo nuovo, perché ce lo dice Gesù. Ma non sarà il Signore a farlo da solo: siamo noi, seguendo Lui, a rendere santo il mondo».

La santità, ha sottolineato l’Arcivescovo, non si manifesta solo nei grandi gesti, ma nei piccoli miracoli quotidiani: la fedeltà, l’amore familiare, il sacrificio silenzioso, l’impegno per la pace e la giustizia.

Citando Papa Francesco, ha parlato della “santità della porta accanto”, quella che si costruisce nelle relazioni semplici e nella dedizione costante al bene. «Si può essere felici anche nelle lacrime, nella povertà, nella prova. È questa la beatitudine che Gesù annuncia: una felicità che nasce dall’amore e dalla fiducia in Lui».

Nel contesto della celebrazione, il conferimento del lettorato a Giuseppe Carioti ha dato corpo a un altro tema centrale dell’omelia: la custodia della Parola di Dio.

«La Parola del Signore – ha affermato Maniago – illumina il cammino di santità di ciascuno di noi. Custodirla non significa rinchiuderla, ma condividerla, perché è quella Parola che cambia la vita».

Rivolgendosi al nuovo lettore, il presule ha aggiunto un’esortazione paterna: «Giuseppe, non si può custodire ciò che non si ama, né condividere ciò che non si ha. Fai della Parola il principio del tuo pensare e del tuo agire, perché tu possa annunciarla anche con la tua vita».

Il ministero del lettorato, ha spiegato ancora, introduce a un servizio fatto di umiltà e dedizione: «Vivrai il tuo ministero in mezzo alla gente, imparando che servire è la forma più alta dell’amore, a immagine di Gesù che è venuto per servire e non per essere servito».

La Solennità di Tutti i Santi, dunque, si è trasformata in una vera festa della gioia cristiana, come ha ricordato Mons. Maniago citando Papa Francesco: «Credere nel Signore non significa essere tristi. Non abbiamo bisogno di maschere o di dolcetti: la nostra gioia vera nasce dalla Parola che ci dice “Beati”».

In questa prospettiva, la comunità diocesana ha vissuto un momxento di grazia e di rinnovato impegno: la santità non come meta lontana, ma come cammino quotidiano, condiviso da ogni battezzato.

«Il Signore ci chiama – ha concluso l’Arcivescovo – a essere santi nella vita di tutti i giorni. Fidiamoci di Lui: è questa la via della felicità, della santità, della vera beatitudine».