Dalla Parrocchia di Pontegrande un grido di pace per Gaza e per il mondo

I venti della guerra soffiano forti in ogni parte del pianeta, spingendo popoli e comunità a compiere azioni concrete per costruire la pace. Tornano alla mente le parole di Papa Pio XII, pronunciate all’indomani dello scoppio della Seconda guerra mondiale: «Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra».

Questa frase, semplice ma potentissima, è diventata il punto di partenza di un cammino di riflessione e preghiera anche nella città di Catanzaro.

Alcune mamme della parrocchia “Maria Immacolata” nel q.re Pontegrande di Catanzaro hanno deciso di non rimanere indifferenti davanti al dolore che colpisce intere popolazioni, come quella di Gaza, e le molte altre vittime innocenti dei conflitti nel mondo.

Spinte dal desiderio di fare qualcosa di concreto, si sono fatte portavoce presso l’Arcivescovo S.E. Mons. Claudio Maniago, chiedendo di intensificare la preghiera comunitaria e di promuovere iniziative capaci di sensibilizzare l’opinione pubblica.

Grazie a questo slancio, nel quartiere è nato un movimento dal nome “No bis Memory Day”, composto da persone di tutte le età, unite dalla convinzione che il silenzio non sia un’opzione quando la guerra devasta vite e territori. L’obiettivo è uno solo: vedere l’amore e la pace trionfare in ogni angolo della terra.

La richiesta è stata accolta in un momento particolarmente significativo, in coincidenza con la decisione di Papa Leone XIV di pregare, l’11 ottobre, un Rosario per la pace.

Anche la comunità di Pontegrande ha voluto vivere questo appuntamento con grande intensità, riunendosi in parrocchia insieme al proprio pastore per un momento di preghiera e riflessione.

Durante l’incontro, Mons. Maniago ha parlato di una scintilla di speranza per quanto riguarda la situazione a Gaza, ricordando però che molto resta ancora da fare per porre fine ai tanti conflitti che insanguinano il mondo.

Il messaggio centrale dell’iniziativa è chiaro: la pace si costruisce a partire dal cuore di ciascuno di noi e dalle nostre comunità. È qui che si impara ad accogliere le diversità come fonte di arricchimento e non di divisione. Solo così possiamo gettare le basi per un futuro senza guerre, fondato sul rispetto, sulla solidarietà e sull’amore reciproco.