Corpus Domini a Catanzaro: fede, unità e speranza nelle strade della Città

Un momento di intensa fede e di profonda comunione ha unito la comunità diocesana nella celebrazione della Solennità del Corpo e Sangue del Signore Gesù Cristo, vissuta con particolare solennità nell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace. Giovedì 19 giugno, nella Basilica “Maria SS. Immacolata” di Catanzaro, l’Arcivescovo, S.E. Mons. Claudio Maniago, ha presieduto la solenne celebrazione Eucaristica, alla presenza di numerosi fedeli, autorità civili e militari, confraternite, seminaristi, diaconi, religiosi e presbiteri.

La celebrazione è stata seguita dalla tradizionale processione Eucaristica per le vie del centro cittadino, in un clima di raccoglimento e testimonianza pubblica di fede, culminata con la benedizione sul sagrato della Basilica, segno visibile della presenza viva e reale del Signore in mezzo al suo popolo.

Nel cuore della celebrazione, l’Arcivescovo ha pronunciato un’omelia densa di significato, che ha guidato la comunità a riscoprire il senso profondo della festa e del cammino cristiano: “Stiamo vivendo una celebrazione straordinariamente bella, perché l’Eucaristia, il sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù, è il sacramento nel quale si perpetua in modo mirabile l’espressione più alta dell’amore di Dio per noi. L’Eucaristia, in cui è presente il Signore risorto e vivo, portando i segni della sua passione e morte, è la presenza reale di Dio che si affaccia dal suo santuario”.

Attraverso le parole del Vescovo, si è compreso come l’Eucaristia sia il cuore pulsante della vita cristiana, la fonte e il culmine del nostro essere Chiesa. Citando San Tommaso, Mons. Maniago ha definito l’Eucaristia “la più grande delle meraviglie” e “il mirabile documento dell’amore immenso di Dio per l’uomo”.

Tre sono i verbi che hanno scandito il cammino spirituale di questa solennità: radunarsi, camminare, adorare.

Radunarsi “alla presenza del Signore” – ha detto l’Arcivescovo – è gesto che manifesta la comunione ecclesiale, che abbatte ogni barriera di ceto, opinione, appartenenza: “L’Eucaristia non può mai essere un fatto privato […] siamo uniti al di là delle nostre differenze di professione, di ceto sociale, di idee politiche”.

Camminare insieme al Signore, come ha sottolineato il Presule, “è la realtà manifestata dalla processione”, segno che il Signore non è distante, ma accompagna il nostro pellegrinaggio umano e spirituale: “Il Dio-con-noi è il Dio vicino […] si è fatto Lui stesso “via” ed è venuto a camminare insieme con noi”.

Infine, inginocchiarsi in adorazione, momento culminante della celebrazione e della processione: “Adorare il Dio di Gesù Cristo, fattosi pane spezzato per amore, è il rimedio più valido e radicale contro le idolatrie di ieri e di oggi”.

Il Corpus Domini, ha ricordato l’Arcivescovo, è anche occasione per vivere l’Anno Santo come pellegrinaggio di speranza. È un invito a lasciarsi trasformare dalla grazia dell’Eucaristia per essere segni viventi dell’amore di Dio nella società, portatori di pace e costruttori di unità: “Facciamo nostro l’atteggiamento adorante di Maria, preghiamo per noi e per tutti, in particolare per le vittime delle guerre […] e preghiamo per ogni persona che vive in questa Città, nella nostra Diocesi, perché possa conoscere la tenerezza del Padre e la vicinanza di Gesù Cristo”.

La festa del Corpus Domini ha così rinnovato il cuore della Chiesa locale, nella certezza che l’Eucaristia è presenza che sostiene, guida e unisce: un dono sempre attuale, che ci fa “veri pellegrini di speranza” nel mondo di oggi.