Nella Basilica “Maria SS. Immacolata”, Patrona della città, la comunità si raccoglie attorno a Maria e al suo messaggio di pace

La solennità dell’Immacolata Concezione ha radunato la comunità nel cuore spirituale della città: la Basilica dell’Immacolata, Patrona di Catanzaro, santuario identitario in cui da secoli si intrecciano fede, storia e appartenenza civica.
Nella cornice di questo luogo che custodisce la memoria e la protezione della città, la celebrazione presieduta dall’Arcivescovo mons. Claudio Maniago si è distinta per intensità, profondità e partecipazione.
La Basilica, così profondamente radicata nel tessuto cittadino, non è solo uno spazio liturgico, ma il simbolo per eccellenza della custodia e dell’affidamento: qui Catanzaro da generazioni riconsegna alle mani di Maria il proprio cammino, le sue fragilità e le sue speranze.
Nell’omelia, l’Arcivescovo ha messo in luce come il mistero dell’Immacolata non sia un privilegio isolato, ma una promessa per ciascun credente. Maria, totalmente consegnata a Dio fin dal suo concepimento, diventa immagine luminosa della vocazione dell’umanità a vivere nella santità.
La Basilica cittadina, custode di questa memoria, ricorda alla comunità che il volto di Maria è il volto di ciò che possiamo diventare: uomini e donne che lasciano a Dio la parola definitiva sulla loro vita.
Il contrasto tra il nascondimento di Adamo e l’obbedienza di Maria ha segnato il cuore della meditazione.
In Maria, l’umanità pronuncia finalmente la risposta che Dio attende: “Eccomi”. Non un sì ingenuo, ma la scelta di una vita intera vissuta al servizio del Vangelo.
Come ha ricordato Mons. Maniago, citando sant’Ireneo, la storia della salvezza si piega in quel sì che ripara la disobbedienza antica. Un sì che risuona oggi in modo ancora più eloquente in questa Basilica, dove un’intera città continua ad affidarsi alla sua Patrona.
L’omelia ha toccato le ferite del nostro tempo: conflitti, violenze, ingiustizie, un mondo spesso incapace di imparare dal proprio dolore.
In questa oscurità, Maria diventa modello di speranza attiva: non si chiude, non arretra, non si giustifica; si mette in cammino “in fretta”, spinta da un cuore che ama.
È un invito forte per Catanzaro e per ogni suo cittadino: non cedere alla tentazione dell’impotenza, ma farsi portatori di pace, proprio come Maria fece visitando Elisabetta.
Nel cuore della città, ai piedi della sua Patrona, Maniago ha indicato una strada concreta: non limitarsi a proclamare la pace, ma diventare persone pacifiche.
La pace, ha detto, cresce nella cortesia, nella generosità, nell’amicizia verso i poveri; si custodisce disinnescando le parole che dividono, scegliendo il dialogo, coltivando relazioni non competitive.
La Basilica dell’Immacolata, luogo in cui Catanzaro ritrova la propria unità, diventa allora un richiamo alla responsabilità comune: essere costruttori di un clima sociale più umano, più respirabile, più fraterno.
La celebrazione si è conclusa richiamando il nucleo dell’Immacolata: non un gesto devozionale astratto, ma una scelta di vita.
Maria ci insegna che la pace non nasce da un ingenuo ottimismo, ma da un affidamento che si traduce in impegno.
Per questo, nel santuario della Patrona, la supplica finale ha assunto un valore particolare per l’intera città: “O Maria Immacolata, Regina della pace, prega per noi”.
Un’invocazione che diventa promessa di un cammino comune, in cui Catanzaro – con la sua storia, le sue ferite e le sue speranze – continua a cercare nella sua Madre e Patrona la forza per essere città di pace.

