La comunità si riscopre “casa di tutti”

In occasione della Giornata Mondiale dei Poveri, si è celebrato domenica 9 novembre nella Basilica Concattedrale “Santa Maria Assunta” di Squillace (CZ) il Giubileo diocesano per il mondo del volontariato, persone con disabilità, mondo missionario, migranti e poveri sul tema “Sei tu, mio Signore, la mia speranza”.

L’evento ha riunito tutti in un incontro di fede e solidarietà. È stata un’occasione per riscoprire la comunità come “casa di tutti”, trovando in Cristo la forza per affrontare le sfide della vita.

Filo conduttore dell’evento è stata la speranza, tema centrale dell’anno giubilare, che è stata riscoperta grazie a una rinnovata fede nel perdono e ai cammini sinodali intrapresi da ogni diocesi.

Il raduno dei partecipanti con la statio si è tenuto nella chiesa di “San Matteo”, dove è stato vissuto un momento semplice di preghiera, ma molto partecipato; da qui è partita la processione verso la Concattedrale: ha voluto essere il simbolo di un cammino più lungo che è il pellegrinaggio della vita di ciascuno.

Il momento principale dell’evento, dopo la liturgia penitenziale, è stata la celebrazione Eucaristica, presieduta dall’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, S.E. Mons. Claudio Maniago.

Ad inizio del rito, il presidente della Fondazione “Città Solidale”, padre Piero Puglisi, ha parlato della presenza soprattutto di categorie fragili, persone con problematiche diverse segnate da emarginazione e difficoltà nel proprio cammino esistenziale. «Il culmine di questo evento – ha affermato – è il rendimento di grazie al Signore, che ci ricorda che nel cammino della nostra vita non siamo mai soli, perché Lui è con noi».

Nell’omelia, poi, l’Arcivescovo ha sottolineato che «questa domenica vuole accogliere il dono della grazia che viene da un grande amore: quello del Signore per noi».

Commentando il brano del Vangelo, il presule ha detto che «abbiamo visto un Gesù un po’ inedito, perché qui lo vediamo un po’ arrabbiato, che getta i banchi del mercato all’aria, un Gesù che rivoluziona le cose». «Gesù – ha aggiunto – ha nel cuore desiderio di cose giuste, perché ciò che lui ribaltava non erano cose giuste da fare nel tempio di Dio. Poteva certamente dirlo, ma a volte certi gesti sono più eloquenti. Per Gesù le cose devono essere fatte bene».

Inoltre, Mons. Maniago ha spiegato che «da questo Giubileo noi dobbiamo raccogliere il grande messaggio che ci viene dal Signore, un messaggio di speranza. Al centro del Giubileo Papa Francesco ha voluto mettere proprio la speranza che non delude. Questa speranza si chiama Gesù. Lo scopo di questo momento è di dire che di lui ci possiamo fidare davvero. Grazie a lui non possiamo temere nulla. Lui fa scaturire da questo Anno Santo come un fiume di acqua che guarisce, purifica e fa portare frutto. Un fiume di grazia che arriva nella nostra vita e nelle comunità e nei gruppi cui apparteniamo. Papa Francesco si è augurato che da questo Giubileo nascano nuovi segni di speranza. E dobbiamo accogliere l’invito, che viene dal Signore, di diventare noi stessi segno di speranza».

Soffermandosi sul tema della giornata giubilare, l’Arcivescovo ha evidenziato che «noi che siamo impegnati in questo mondo del volontariato, noi che viviamo da migranti, noi che siamo provati nella nostra vita nella salute e in condizioni economiche che non ci permettono di vivere la nostra dignità, noi che viviamo con fatica, tutti quanti noi dobbiamo diventare segni di speranza. Vogliamo che oggi sia il Giubileo della fraternità, della fratellanza, cioè di quel legame che parte dal riconoscimento della dignità che ciascuno di noi ha. Una dignità che non viene meno se ci sono problemi economici, se ci sono problemi di salute, se uno è migrante e in cerca di un luogo dove poter vivere con pienezza la propria esistenza. La fraternità diventa per noi l’impegno delle nostre azioni e delle nostre opere».

A conclusione della parte spirituale, i partecipanti hanno condiviso un momento di fraternità e convivialità.

Carmela Commodaro