«La gioia della fedeltà»: Mons. Maniago alla Virgo Fidelis richiama storia, ideali e futuro dell’Arma

Nella Basilica “Maria SS. Immacolata” di Catanzaro, per la festa della Virgo Fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri, Mons. Claudio Maniago ha offerto una riflessione intensa sul valore della memoria e sulla responsabilità del futuro. Una celebrazione – ha ricordato – che «non è un compleanno», ma che attinge allo stesso dinamismo: guardare alla propria storia con gratitudine e al futuro con desiderio e impegno.

«Ogni festa – ha affermato – ci aiuta a recuperare dentro di noi i motivi di gratitudine e di speranza. Si ringrazia per ciò che si è vissuto e si guarda avanti con il desiderio di ciò che ancora va realizzato».

Il cuore dell’omelia si è soffermato sulla figura di Maria, “Virgo Fidelis”, presentata dal Vangelo come donna capace di orientare lo sguardo verso ciò che conta. «In lei – ha detto l’Arcivescovo – troviamo una testimonianza che parla, un modo di vivere davanti a Dio e agli uomini che ci dà indicazioni importanti. Ecco perché la sentiamo vicina: possiamo pensare a lei come a una buona alleata nel nostro cammino».

Accogliere Maria come patrona dell’Arma non è un gesto devozionale formale, ma un riferimento concreto a valori che chiedono radici profonde. «Chi guarda Maria con occhi limpidi – ha aggiunto – ritrova in lei energie e valori che appartengono pienamente anche all’Arma dei Carabinieri: generosità, servizio, capacità di sacrificio, senso del dovere, fedeltà».

Uno dei passaggi più significativi dell’omelia ha riguardato l’identità dell’Arma nel tessuto civile e sociale del Paese. Mons. Maniago è stato netto: «L’Arma dei Carabinieri non è una realtà altra rispetto al popolo italiano. È un’espressione del popolo». Per questo – ha spiegato – gli italiani continuano a sentirla vicina, nonostante le difficoltà del nostro tempo.

È una vicinanza che nasce dalla storia, dai sacrifici, dalla presenza quotidiana sul territorio: «Pagine di servizio generoso, scritto anche con sofferenza e sangue. Perché quando c’è una passione grande, quando c’è un ideale grande, si è pronti anche al sacrificio».

La parola chiave della Virgo Fidelis – ha osservato il presule – è proprio fedeltà: un valore che non può essere ridotto a semplice rispetto di regolamenti.

«La fedeltà a delle regole sarebbe poca cosa: sono cose di uomini. Parlo invece di una fedeltà a qualcosa di più grande, agli ideali che danno senso a una vita spesa per il bene comune. Solo un grande ideale rende possibile affrontare le fatiche e, se necessario, anche il sacrificio».

Riflettendo sulla Parola proclamata, l’Arcivescovo ha richiamato l’invito biblico alla gioia, rivolto profeticamente a Maria e all’intero popolo di Dio. Una gioia che non ignora le difficoltà del presente, ma nasce da una visione più ampia.

«Siamo consapevoli della complessità del momento storico – ha ricordato – ma la gioia di questa festa nasce da chi sa leggere la propria storia e sa che c’è speranza per il futuro. Ed è a questa speranza che mettiamo il nostro servizio».

L’omelia si è chiusa con un appello a ritrovare motivazione interiore, personale e collettiva: «Abbiamo bisogno di essere consapevoli che ciò che facciamo serve, non solo per sbarcare il lunario, ma per edificare un bene comune che contribuisce a un mondo diverso, migliore».

In una stagione segnata da conflitti e da tensioni sociali, Mons. Maniago ha auspicato che l’Italia continui ad essere non una nazione che mostra i muscoli, ma una comunità capace di esprimere “una profonda umanità”, in sintonia con il magistero di Papa Francesco: «Fratelli tutti».