
Il pellegrinaggio diocesano in Turchia, vissuto nei luoghi dove la Chiesa muoveva i primi passi, si è concluso con un forte richiamo dell’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace S.E. Mons. Claudio Maniago alla comunità diocesana. Tra Istanbul, Cappadocia, Efeso, Iconio, i sacerdoti e i fedeli hanno toccato con mano la freschezza delle origini cristiane, portando a casa un bagaglio che non riguarda solo chi è partito, ma tutto il popolo di Dio di questa terra.
Nell’omelia che ha segnato la conclusione del viaggio, Mons. Maniago ha richiamato il senso profondo di quei luoghi: “Qui la fede non è un ricordo da museo, ma un seme che continua a germogliare”, ha affermato. Le comunità delle origini, spesso minime e fragili, hanno mostrato ancora una volta che il Vangelo non nasce dalla forza, ma dalla fedeltà quotidiana, dalla comunione e dallo stupore per l’opera del Signore.
Il pellegrinaggio, ha sottolineato l’Arcivescovo, ha aiutato a riscoprire ciò che spesso rischiamo di dare per scontato: la grazia del Battesimo, la bellezza dell’Eucaristia, la forza della fraternità. E, soprattutto, la necessità di non abituarsi mai alle cose sante.
Quasi al termine dell’Anno Liturgico, Mons. Maniago ha allargato lo sguardo a tutta la Diocesi, invitando ciascuno a raccogliere l’eredità spirituale di questo viaggio. “Non perdiamo ciò che il Signore ci ha fatto vedere e comprendere”, ha detto. Un invito che non riguarda solo chi ha percorso fisicamente le strade della Cappadocia, ma ogni famiglia, ogni parrocchia, ogni operatore pastorale.
Tre gli atteggiamenti che l’arcivescovo ha chiesto di custodire: la memoria grata, perché tutto viene da Dio; lo stupore, per non trasformare la fede in routine; la comunione, perché la missione si costruisce insieme.
È una traccia chiara per l’anno liturgico che si apre con l’Avvento: una Chiesa che rinnova il cuore prima delle agende, che mette al centro lo sguardo di Cristo e la gioia di annunciare il Vangelo.
L’esperienza vissuta in Turchia ha mostrato una comunità capace di camminare insieme, ascoltarsi e lasciarsi interpellare. L’Arcivescovo ha espresso gratitudine ai partecipanti e ai sacerdoti che hanno accompagnato il percorso, ricordando che ogni pellegrinaggio termina per diventare missione quotidiana.
Nelle terre dove Maria fu proclamata Madre di Dio, la diocesi si è affidata nuovamente alla sua protezione, in vista di un anno che invita a riprendere in mano la fede con coraggio e semplicità.
È questo il cuore del messaggio di Mons. Maniago: dalle radici della Chiesa antica a un rinnovato slancio per il presente. Una chiamata a non restare fermi, ma a lasciarsi ancora una volta raggiungere dal Vangelo, come fecero i primi cristiani di Asia Minore.

