
La serata di sabato 7 giugno è stata avvolta da un’atmosfera intensa di fede e gioia presso l’Oratorio Salesiano “San Domenico Savio” di Soverato (CZ). A partire dalle 20:30, si è celebrata la Veglia di Pentecoste organizzata dal Servizio per la Pastorale Giovanile dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace. Un appuntamento atteso e partecipato, animato da numerosi giovani, adulti, sacerdoti e la significativa presenza del vescovo S.E. Mons. Claudio Maniago.
La veglia, con preghiere, canti, balli e momenti di profonda meditazione, ha rinnovato nei presenti la viva esperienza della discesa dello Spirito Santo, a conclusione del tempo pasquale e alle soglie del tempo ordinario. È stato un momento per sentirsi Chiesa viva, una comunità che sa vegliare e attendere, anche nella notte, con la certezza che la luce di Cristo Risorto brilla più forte proprio nelle tenebre.
Nel cuore della celebrazione, le parole del Vescovo hanno guidato i fedeli in una riflessione profonda sul senso della veglia e sul dono dello Spirito. «Non abbiamo paura della notte – ha detto – perché sappiamo che le tenebre sono state vinte». La notte diventa così non un tempo da temere, ma da abitare con fede, perché permette di vedere meglio i segni della presenza del Signore, come la luce di una candela che risplende nel buio.
Mons. Maniago ha invitato i presenti a vivere l’attesa con gioia, richiamando la necessità di “vegliare”, come ci è stato insegnato durante l’Avvento. «Vegliare nella notte richiede impegno – ha sottolineato – ma è proprio chi attende qualcuno che resta sveglio e noi siamo qui in attesa dello Spirito, non come di qualcosa da ricevere per la prima volta, ma come di un dono che va riscoperto e riattivato nella nostra vita».
L’Arcivescovo ha usato l’immagine di una barca a vela per descrivere la Chiesa: splendida, ma immobile senza il vento dello Spirito. «Lo Spirito c’è – ha ribadito – ma siamo noi a volte ad ammainare le vele, a scegliere la mediocrità. E invece il Signore ci ha creati per vivere da protagonisti». Ha poi esortato tutti, non solo i giovani, a riscoprire l’entusiasmo della fede: «Non dobbiamo essere giovani anagraficamente, ma nella passione, nella gioia, nella speranza».
Un momento particolarmente toccante è stato quando, richiamando il Vangelo , Mons. Maniago ha ricordato come Gesù si sia messo in piedi e abbia gridato: «Chi ha sete venga a me e beva». «Il Signore ci chiama non per rimproverarci, ma per svegliarci – ha detto – ci vuole vivi, desiderosi, coraggiosi. E lo Spirito ci spinge, ci guida, ci trasforma».
A conclusione della Veglia, è stata presentata l’opera di Giuseppe Pisani, giovane studente del Liceo “Siciliani-De Nobili” di Catanzaro. Invitato dalla Pastorale Giovanile a rappresentare il tema della serata, “Pieni di Spirito Santo… Pellegrini di Speranza”, Pisani ha creato un’immagine che ha saputo parlare al cuore dei presenti. L’opera raffigura un giovane pellegrino, con lo zaino in spalla e un’ancora al collo – simbolo di speranza – che avanza verso lo spettatore, accompagnato da un sentiero di fuochi e da un ruscello d’acqua. Il fuoco, simbolo dello Spirito Santo, illumina il suo cammino, mentre l’acqua, richiamo al Battesimo, rappresenta il rinnovamento in Cristo.
La Veglia si è conclusa con un invito a non lasciare che il fuoco acceso si spenga con la fine della celebrazione. «Il tempo ordinario non è un ritorno alla routine – ha ricordato l’Arcivescovo – ma l’occasione per vivere la Pasqua ogni giorno, con la forza dello Spirito».
La Veglia di Pentecoste 2025 ha testimoniato ancora una volta come la Chiesa, attraverso i suoi giovani e le sue comunità, sappia mettersi in cammino, sostenuta dal vento dello Spirito. Un vento che non si vede, ma che si sente e spinge con forza, trasformando la vita ordinaria in una straordinaria occasione di fede e dono.
La Veglia di Pentecoste è stata dunque molto più di un evento: è stata una vera esperienza di Chiesa, di comunione, di ascolto e di speranza. Un momento per alzarsi in piedi e mettersi in cammino con entusiasmo, seguendo il soffio dello Spirito, pellegrini verso un futuro di vita nuova.