Solennità del Corpus Domini: “Celebrando l’Eucaristia rinnoviamo l’alleanza fra Dio e il mondo”

Ieri, giovedì 30 maggio, la comunità diocesana di Catanzaro-Squillace si è ritrovata presso la Basilica “Maria SS. Immacolata” di Catanzaro per vivere, insieme con l’Arcivescovo, S.E. Mons. Claudio Maniago, la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. Grande e numerosa la partecipazione da parte dei presbiteri, dei diaconi, dei religiosi e delle religiose, delle confraternite, delle associazioni, dei movimenti e dei gruppi e dei fedeli laici tutti.

Nel corso della celebrazione Eucaristica, inoltre, l’Arcivescovo ha istituito Accolito il seminarista Pierpaolo Antonio Madia, della Parrocchia “Santa Maria Assunta” di Catanzaro, q.re Gagliano.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’Omelia tenuta dall’Arcivescovo:

 

Nei testi della Liturgia della Parola odierna risuona ripetutamente una parola: “alleanza”. Si parla di alleanza a proposito del rapporto fra Dio e il popolo di Israele nella prima lettura tratta dal libro dell’Esodo (24,3-8); si parla di alleanza nel vangelo di Marco che narrando l’ultima Cena ci riferisce le parole di Gesù che dà ai suoi il calice dicendo: “questo è il mio sangue dell’alleanza” (Mc14,12-16.22-26); e si parla ancora di alleanza nuova nella lettera agli Ebrei (9,11-15) che abbiamo ascoltato come seconda lettura. Anche qui il tema del sangue, cioè il tema della vita donata e offerta per l’umanità intera ritorna perché le moltitudini potessero essere riscattate dal peccato, dal male e dalla morte.

Questa alleanza che Dio ha sempre voluto realizzare e costantemente rinnovare nella storia della salvezza, riguarda e giunge fino a noi. Per questo è importante cogliere alcuni aspetti che la parola di Dio ci indica proprio per comprendere in che modo, celebrando l’Eucaristia, rinnoviamo l’alleanza fra Dio e il mondo, fra Dio e il popolo suo, fra Dio e noi, fra noi e Dio, implicando in questo rapporto non soltanto la singola persona, bensì tutta l’umanità intera e l’intero creato.

Il libro dell’Esodo ci ha presentato Mosè che riferisce al popolo le parole del Signore, le norme date da Dio, e propone queste norme al popolo di Israele il quale risponde con entusiasmo, a una sola voce, “tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!”. Mosè scrive le parole del Signore, erige un altare, offre olocausti, prende il sangue e una parte lo versa sull’altare da lui costruito, una parte lo asperge sul popolo dicendo: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!“.

Viene messo in evidenza che è Dio che sempre viene incontro a noi per stringerci a lui, per realizzare un rapporto di amore fra lui e noi. Non siamo certo noi a fare alleanza con Dio; è Dio che fa alleanza con noi, e questa alleanza se nell’Antico Testamento era in qualche modo sancita e garantita dal sangue dei sacrifici animali, ora è garantita dal sangue di Cristo, cioè dall’offerta della vita che Gesù fa di sé quale Nuova Alleanza. A noi spetta la risposta. Certamente anche noi siamo chiamati a offrire qualcosa per stringere la nostra alleanza di amore con Dio. Ma lo ripeto, è Dio che fa alleanza con noi. A noi spetta la risposta.

Che cosa vuole Dio con questa alleanza? Vuole che l’umanità intera sia il suo popolo. Dio non vuole stare per conto suo e che l’umanità vada per conto proprio; Dio vuole unire a sé l’umanità in un legame di amore profondo, da cui scaturisca poi una fraternità autentica degli uni con gli altri. Sappiamo dalla storia della salvezza, dalla Bibbia, che il popolo di Israele non fu fedele all’alleanza con Dio. Per questo Dio non cessò mai di manifestare segni e prodigi e di inviare i profeti a richiamare all’alleanza questo popolo che se ne allontanava.

Dio non demorde, vuole in tutti i modi che si comprenda la pienezza del suo amore. Dio non si arrende all’infedeltà dell’uomo, alle nostre infedeltà; Dio continua ad amarci e continua a voler stringersi a noi in alleanza. E questo perché possiamo anche noi essere non soltanto in alleanza con lui, ma attraverso di lui possiamo stringerci in alleanza di amore con chi ci sta accanto, cominciando da casa nostra, dalla nostra famiglia, e allargandoci sempre più ampiamente al mondo intero, nella Chiesa e nella società. Se davvero capissimo questo dono di amore che viene da Dio certamente sperimenteremmo meno violenza, meno odio nel mondo e nelle relazioni che ciascuno è chiamato a vivere con il prossimo.

Questa alleanza, lo ripeto, il Signore vuole che continui, che si estenda, che entri nella vita di ciascuno. Possiamo anche noi venir meno a questa alleanza di amore; anche noi possiamo dimenticarci dell’amore con cui il Signore ci è venuto incontro per primo. Però c’è sempre la possibilità di recuperare l’amicizia, di stringerci di nuovo al suo amore, se c’è in noi la disponibilità del cuore e la prontezza a metterci al sevizio di Dio e dei fratelli.

In questo contesto si colloca anche il conferimento del ministero dell’Accolitato al nostro seminarista Pierpaolo.

Che cosa significa il termine accolito? A volte questa parola è stata usata anche in senso negativo per indicare uno che si mette dietro a qualcun altro per reggergli la parte. Il senso con cui lo usiamo è invece estremamente positivo e in qualche modo è richiamato dal testo del Vangelo di Marco che abbiamo ascoltato. Gesù “mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi”.

Chi è l’accolito? È colui che in qualche modo è chiamato nella comunità cristiana a preparare la cena del Signore, a preparare l’Eucaristia, a guidare nella comprensione del mistero dell’Eucaristia e ad accompagnare ogni fedele che voglia stringere alleanza profonda col Signore, alla comprensione, per quanto possibile, di questo grande mistero. Non si tratta soltanto di preparare l’altare. Anche quello è un segno, ma si tratta di impegnarci a preparare i cuori, perché il cuore di ciascuno possa diventare l’altare sul quale offrire al Signore il sacrificio di lode così che ogni cristiano possa essere aiutato a superare il “velo” dei segni, per cogliere la bellezza e la pienezza del contenuto che ci viene offerto, cioè Cristo stesso nel suo corpo e nel suo sangue, nella sua anima e nella sua divinità, in pienezza.

Quello dell’accolito è dunque nelle nostre comunità un ministero prezioso, come il ministero del catechista e quello del lettore, che permettono a uomini e donne (e non solo ai seminaristi), di sviluppare all’interno della Chiesa, una più profonda attenzione alla parola di Dio e alla crescita nella fede (lettore e catechista), e nella comprensione dei sacramenti e dell’Eucaristia in modo particolare (accolito).

Non soltanto vogliamo invocare la benedizione del Signore su questo fratello, ma anche augurare che nelle comunità dove svolgerà questo servizio, Pierpaolo possa aiutare in un cammino di comprensione, fratelli e sorelle che a volte non riescono a cogliere il valore del sacramento dell’Eucaristia. E questa sera in questa nostra Celebrazione eucaristica e nella processione che seguirà, tutti noi dobbiamo pregare il Signore perché ci permetta di comprendere ancora più profondamente che cosa vuol dire avere qui, nell’Eucaristia Cristo vivo che può e vuole vivificare la nostra vita personale e quella delle nostre comunità.

Se il Signore Gesù è veramente al centro della nostra vita, come diceva il Beato Carlo Acutis, presto santo, l’Eucaristia può diventare per tutti “l’autostrada che porta al cielo”. Una via di grazia e di pienezza di vita, che non soltanto ci permetterà di incontrare il Signore nella pienezza della vita del cielo, ma anche di vivere in pienezza questa nostra vita terrena abitata dalla presenza di Dio grazie all’alleanza di amore col Signore e con i fratelli che è dono prezioso e insostituibile per la vita di ogni cristiano.