Veglia di preghiera “Il confine dell’umanità – Sono forse io il custode di mio fratello?”

A quasi due mesi dalla tragedia consumata sulle spiagge di Cutro (KR), che ha colpito tutti noi e ci ha messi di fronte ai confini della nostra umanità, sabato 15 aprile, presso la Basilica “Maria SS. Immacolata” di Catanzaro, si è svolta la veglia di preghiera “Il confine dell’umanità – Sono forse io il custode di mio fratello?”, nata dalla collaborazione di alcuni uffici diocesani e realtà aggregative con il fine di “interrogarsi sulla nostra capacità di accogliere la fragilità e la diversità, di ascoltare la voce di fratelli e sorelle che a un certo punto della loro vita hanno dovuto lasciare il paese in cui sono nati e cresciuti per cercare altrove condizioni per una vita degna e libera”.

 

Tanti sono stati i momenti di riflessione, tra cui la testimonianza dell’avv. Aldo Ferrara, avvocato immigrazionista e operatore legale presso la Onlus “Comunità Progetto Sud” di Lamezia Terme (CZ), il quale ha ricordato che anche la parola di Dio parla di viaggio e che l’accoglienza che la Chiesa offre diventa speranza per tutti.

 

A conclusione dell’incontro di preghiera, S.E. Mons. Claudio Maniago ha sottolineato che, oltre a farci interrogare sulla nostra capacità di accoglienza, questa veglia “non può che essere memoria, ricordo di volti che noi non abbiamo visto perché il mare se li è inghiottiti, ce li ha restituiti soltanto, i volti di quelli che sono scampati a una tragedia, che hanno vissuto e vivono ancora la disperazione di aver perso persone care, parte della loro vita […], proprio perché non sono semplicemente migranti, sono uomini e donne che avevano un progetto, Dio aveva un progetto su loro che sicuramente non si è realizzato, almeno nella pienezza con cui il Signore aveva pensato”. Ha poi ricordato che “viviamo questo momento, però, nel grande giorno della Pasqua […], e cosa se non la Pasqua può essere la risposta a questa nostra situazione! […]

 

L’Arcivescovo ha poi augurato “che il Signore davvero stravolga questa realtà e faccia rotolare via la pietra dal sepolcro, ma prima di tutto dal sepolcro del nostro cuore”, perché soltanto un cambiamento di cuore porta a un cambiamento di pensiero, di società, di cultura.

 

Dobbiamo ricordarci di essere Chiesa – ha concluso mons. Maniago – così come il Signore ci ha voluto […]. E noi sappiamo che la Chiesa cattolica ha messo, o meglio, il Signore ha messo a guida una persona a cui ha detto: “Tu dovrai confermare i tuoi fratelli”. Allora il nostro pensiero di cristiani cattolici su tutto quello che riguarda immigrazione, fraternità, dialogo, è quello che viene stabilito, detto, dal Santo Padre e che ci viene consegnato come stella polare. Tutto il resto, tutte le strumentalizzazioni che si fanno anche della religione cattolica sono assolutamente idee non decisive per noi. Non perdiamo di vista la stella polare. Nelle parole dei papi c’è un magistero che per noi è assolutamente importante, decisivo, se non vogliamo farci sballottare, o, peggio ancora, smarrire nel nostro cammino. […]

Possiamo chiedere al Signore con la preghiera che possa scoperchiare il sepolcro e renderlo nuovo e quindi più capace di accoglienza”.