Venerabile don Francesco Antonio Caruso (1879-1951)

Francesco Antonio Caruso nacque a Gasperina il 7 dicembre 1879 da Agostino e Maria Innocenza Celia. Ebbe un’educazione religiosa solida in una famiglia che aveva accolto come dono di Dio ben quindici figli, di cui Francesco Antonio era il decimo. Visse un’infanzia e una giovinezza vicino alla Chiesa, nutrendo fin da giovinetto il desiderio di diventare sacerdote, ma le difficoltà economiche della famiglia non consentirono l’immediata realizzazione. Dopo l’istruzione elementare lavorò nei campi.

A 18 anni si arruolò volontario nel servizio militare. Nel 1900 -ventenne- chiese di entrare nel Seminario di Squillace, ma i superiori del tempo non lo accettarono. Il giovane non si scoraggiò, si rivolse al vescovo di Catanzaro, Mons. Bernardo De Riso, che lo accolse e lo affidò alle cure del rettore don Gioacchino Pace. Francesco Antonio, fortemente motivato, curò con impegno la formazione dello spirito e della mente. In soli otto anni passò dalle elementari al sacerdozio, che ricevette il 18 aprile 1908 nella Cattedrale di Catanzaro dal vescovo Mons. Pietro Di Maria. Alla prima pagina del Libretto dello spirito (il suo diario) egli scrisse: “Soltanto Dio e le anime”, cioè coloro che furono il suo programma.

Il 14 aprile 1909 fu nominato parroco di Sellia Superiore, dove profuse tanto impegno per l’evangelizzazione e la cura spirituale di quella popolazione rurale.

Nell’ottobre del 1912 il vescovo lo chiamò all’ufficio di rettore del Seminario vescovile di Catanzaro dove rimase fino al 1943. Nella guida del Seminario puntò sulle scuole interne e su un’in tensa formazione interiore, condividendo la sua vita di educatore con i giovani aspiranti al sacerdozio in ogni momento della giornata.

Nel 1916 fu chiamato a curare pastoralmente la parrocchia della Stella, cura che espletò fino al 1923.

Il 14 dicembre 1919 il nuovo vescovo di Catanzaro, Mons. Giovanni Fiorentini, lo nominò padre spirituale del Seminario. Da allora fu sempre chiamato “padre Caruso”. Per l’esercizio di questa missione -durata tutta la sua vita- furono tanti i sacerdoti formati all’esercizio del ministero con zelo. La sua guida illuminata si estese anche agli alunni del nuovo Seminario Regionale, voluto dal Papa S. Pio X, di cui porta il nome, che era stato aperto il 1911. Un lavoro intenso svolto nel silenzio, nella preghiera e nell’offerta della vita, che porterà tanta ricchezza di grazia nelle diocesi calabresi, particolarmente in quelle di Catanzaro e di Squillace.

Con Bolla Pontificia di Pio XI dell’11 giugno 1923 padre Caruso venne nominato Canonico Penitenziere della Cattedrale di Catanzaro. Lasciata la parrocchia della Stella, si dedicò esclusivamente al servizio in Seminario e al ministero di confessore della città di Catanzaro. Tutti i giorni, mattina e sera, attese, pregò e amministrò il perdono di Dio. Annotò nel Libretto dello spirito: “Ogni volta che entro in confessionale voglio fare un atto di immolazione e pregare Gesù e Maria che mi aiutino ad immolarmi, e voglio dire: Mio Gesù, Madonna mia, voi avete portato le vostre croci, io voglio portare le mie. Aiutatemi!”.

Operò intensamente anche per l’evangelizzazione e per la formazione del laicato cattolico, fondando il Terz’Ordine Domenicano a Catanzaro e a Gasperina, cui aderirono centinaia di anime elette, 18 delle quali (solo a Gasperina) si consacrarono al Signore. Alcuni di questi figli spirituali li indirizzò verso finalità socio-religiose a vantaggio dei minori abbandonati e delle vittime della guerra, specie dopo il terribile bombardamento del 27 agosto 1943 su Catanzaro, che distrusse anche buona parte della Curia, del Seminario e della Cattedrale.

Quest’attività sociale iniziò il 29 dicembre 1944 con l’apertura di una casa di accoglienza in via Bellavista di Catanzaro con quindici ospiti. Rivelatasi ben presto insufficiente alle necessità, padre Caruso diede il via alla costruzione di una nuova casa, dedicata ai Sacri Cuori, nei pressi del Seminario San Pio X, ma non ebbe la gioia di vedere l’opera completata.

Dopo la guerra, non potendo più alloggiare in Seminario, padre Caruso per cinque anni fu ospite e direttore spirituale delle suore del Buon Pastore, fino al settembre 1949, quando per motivi di salute ritornò a Gasperina, dove fu ospite nella casa del fratello Serafino.

Morì la mattina del 18 ottobre 1951, riconosciuto come un santo per la sua pietà, la sua rettitudine, la sua prudenza e la sua bontà. Per il perdurare della fama di santità, i suoi resti mortali, sepolti nel Cimitero di Gasperina, il 28 novembre 1974 furono traslati nella chiesa parrocchiale di Gasperina.

Padre Caruso fu insieme un asceta e un mistico, oltre che un uomo di grande azione e di contemplazione. Si impegnò a essere sacerdote santo per santificare il mondo. La sua santità era fatta di adesione alla volontà di Dio, di preghiera intensa, di celebrazione eucaristica, di adorazione, di meditazione, di devozione a Maria e ai santi, di esame di coscienza, di conversione, senza disdegnare anche i cilici, le discipline e le mortificazioni per essere pienamente sotto il dominio di Dio. La sua spiritualità è stata essenzialmente sacerdotale, cristocentrica, mariana, ecclesiale. Ha scritto nel suo Libretto dello spirito: “Mi tratterrò ogni sera con Gesù dicendo prima: Vergine SS.ma, Gesù è il mio pittore, io sono la tela, preparatemi ed assistetemi, affinché Gesù faccia di me una sua bella immagine. O Gesù, eccomi dinanzi a Voi, trasformatemi”.

Per la sua ricchezza interiore, padre Caruso appare oggi una figura interessante. Mons. Cantisani ha detto di lui: “Scelse nella maniera più assoluta Gesù Cristo come unica ragione della sua vita. Gesù fu il suo tutto. Sentiva di appartenergli. Il suo amore al Signore era caratterizzato dalla radicalità. Ecco perché egli sottolineava la necessità di distaccarsi da tutto, da tutti, da sé stesso per amare meglio Dio e volle legarsi al Signore con i voti della povertà, della castità, dell’obbedienza”.  Si era proposto: “Per la custodia del cuore vedere tutto in Dio e Dio in tutto”. Non ha compiuto gesti straordinari, non ha rivestito cariche o uffici di particolare prestigio, eppure la sua vita è stata eccezionale nell’umiltà del lavoro quotidiano e il suo magistero spirituale è autorevole e incisivo, anche oggi. L’attenzione della Chiesa locale sulla figura di padre Caruso ha portato alla composizione di due tesi di laurea, presso lo studio teologico San Pio X di Catanzaro. Il suo esempio e il suo messaggio sono indirizzati a tutti, nella Chiesa e nella società, perché mettano sempre Cristo al centro della vita e della storia, ma specialmente sono rivolti ai preti, perché ritrovino la gioia di essere preti a servizio delle anime e della gloria di Dio.

Constatata la continuità della fama di santità e l’attualità del suo messaggio, l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Mons. Antonio Cantisani, il 13 settembre 1998 ha avviato la Causa di beatificazione, che si è conclusa il 12 ottobre 2012. Avuto il Decreto di validità, dopo 2 anni, nel 2014, è stata depositata presso la Congregazione delle cause dei Santi la Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis, scritta da Padre Pasquale Pitari.

Il 1 ottobre 2019 la Positio è stata esaminata e approvata dai teologi della Congregazione.

Il 10 marzo 2020 il Congresso dei Cardinali e dei Vescovi ha confermato l’esercizio delle virtù eroiche.

Il 5 maggio 2020 Papa Francesco ha riconosciuto le virtù eroiche di Padre Francesco Caruso che è stato proclamato Venerabile.

 

Preghiera
O Santissima Trinità, grazie per aver donato
a Padre Francesco Caruso, sacerdote di Cristo, quei carismi
d’amore, di bontà, di fede da lui
profusi in questa nostra terra per oltre quarant’anni.
“Soltanto Dio e le anime” fu non solo il suo motto,
ma la sua vocazione e la sua missione
in mezzo al popolo di Dio.
Alla sua carità si deve la casa d’accoglienza dei Sacri Cuori,
a Catanzaro, per giovani infelici e senz’asilo.
Quando Iddio lo chiamò, lasciò dietro di sé,
oltre al ricordo, una convinta fama di santità.
Siano il suo spirito e la sua memoria esempio
e sprone per tutti: sacerdoti, laici e consacrati.
Alla sua intercessione affidiamo
le nostre umili richieste, confidando di essere ascoltati.
E, per sua intercessione, concedici,
o Signore, la grazia che ti chiediamo. Amen. 

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