Veglia diocesana di preghiera in occasione della Giornata Missionaria Mondiale 2022

Sabato 22 ottobre, alle ore 20:30, presso la Basilica Concattedrale “Santa Maria Assunta” di Squillace (CZ), l’Arcivescovo S.E. Mons. Claudio Maniago ha presieduto la Veglia di preghiera in occasione della Giornata Missionaria Mondiale.

 

Dopo l’ascolto del messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2022, intervallato da alcuni tratti dell’esistenza di Madre Teresa di Calcutta, che ancora oggi continua a parlarci con la sua vita, hanno offerto la loro testimonianza Francesca e Alfonso, una coppia che vive la sua esperienza d’amore e il suo percorso di vita insieme, fatto di cose belle, ordinarie, semplici, come finestra aperta sul mondo dell’inclusione.

 

Con la loro testimonianza hanno dimostrato che ognuno di noi può essere missionario, vivendo il proprio ordinario in maniera straordinaria. Hanno due bambini: Diego, con lo spettro autistico, e Petra, frutto di un’adozione internazionale.

 

“Ci siamo chiesti – hanno raccontato Francesca e Alfonso – cosa potevamo dire in questa veglia missionaria. E pensandoci bene, anche noi con il nostro cammino di famiglia, possiamo essere testimoni, siamo invitati ad essere strumenti nelle mani di Dio, a testimoniare l’amore attraverso l’incontro con l’altro. Madre Teresa era la testimone della Carità, noi oggi possiamo essere testimoni dell’incontro, della speranza. L’esperienza di Diego è difficile, ma è sempre un dono, è stato un cammino poter accettare la disabilità all’interno della famiglia e trasformare la sofferenza in speranza. Anche la possibilità di creare un’associazione in cui relazionarci con gli altri ci ha fatto capire come, anche in questa occasione, non farci prendere dalla disperazione, ma anzi essere un seme di speranza. Abbiamo scoperto come anche la disabilità porta qualcosa di bello. Diego non è verbale. Lo sforzo di capire, di dare un’attenzione in più, ci fa capire come dobbiamo aprire il nostro cuore verso l’altro. Anche l’arrivo di Petra ha aperto un’altra finestra nella nostra casa: accogliere una bambina che non nasce nella famiglia, ma è parte della famiglia. Il cammino di fede è essenziale per essere concreti nelle situazioni che non riusciamo a capire ed essere segno di speranza, missionari di speranza ed essere di Lui testimoni”.

 

L’Arcivescovo, poi, nella sua riflessione, ha ricordato che la Giornata Mondiale Missionaria, in passato, serviva “per tenere viva nella comunità cristiana un’attenzione verso delle opere importanti, che venivano compiute presso paesi in cui si annunciava il Vangelo, magari per la prima volta. E, quindi, erano giornate in cui ci si impegnava a sostenere con la preghiera, e non solo, i missionari. Anzi, spesso si ascoltavano le testimonianze di loro che ci parlavano delle loro esperienze là dove erano stati mandati ad annunciare il Vangelo”.

 

“Evidentemente nel corso degli anni – ha continuato Mons. Maniago – questa Giornata assume un valore diverso. […] È prima di tutto un ricordarci, e questo ci serve proprio come una sorta di sveglia per noi, ricordarci che tutta la Chiesa, e quindi tutti i credenti, e quindi tutti noi, siamo missionari, perché siamo destinatari di un invito che ci viene dal Signore, che è quello di stare con Lui, ma anche di andare ed essere testimoni […] di un Dio così vicino, ma soprattutto un Dio che ha coinvolto la sua vita nella nostra, la sua storia nella nostra, per far diventare la nostra vita e la nostra storia la sua, cioè una vita nuova, una storia di salvezza”.

 

Questa Giornata ricorda, quindi, che ogni credente è missionario e in che modo deve esserlo? “Il sottotitolo di questa giornata è ‘vite che parlano’ – ha proseguito l’Arcivescovo –. Ecco, abbiamo ascoltato adesso due vite che ci hanno parlato, in precedenza abbiamo ascoltato la vita, brevemente, per piccoli frammenti, di Madre Teresa. Vite che parlano e che ci hanno detto qualcosa, evidentemente, ci hanno comunicato qualcosa. Ebbene, noi dobbiamo essere consapevoli che tutte le vite parlano. Tutte, nessuna esclusa! […] Forse anche le vite possono parlare con tante parole, magari, e poca sostanza, parlare e non dire niente […] parlare e fare tanto fumo e poi? E poi dietro niente! […] (Madre Teresa) parlava pochissimo ma diceva cose molto semplici, lo abbiamo sentito, così semplici da disarmarci, eppure la sua vita parlava. Ha parlato al mondo”.

 

Mons. Maniago ha concluso il suo intervento invitando i presenti a “chiedere al Signore che la nostra vita possa parlare un po’ meglio, possa usare un linguaggio un pochino più chiaro perché più evangelico, possa diventare un linguaggio anche più sincero, perché troppo spesso la nostra vita da una parte ascolta e magari aderisce a una Parola ma troppo spesso, invece, non riesce a dire una parola significativa, che rilanci e annunci il Cristo morto e risorto per noi. E allora da qui può nascere un buon proposito, cioè quello di far sì che la vita che noi stiamo vivendo parli di più, dica di più di quello che sicuramente è la nostra esperienza, perché noi il Signore lo abbiamo incontrato e sappiamo quanto il Signore è importante e ha cambiato la nostra vita, quanto ha cambiato la nostra prospettiva, e allora la nostra vita deve parlare di più”.